Torna alla Home Page

Clicca sopra per ingrandirlo!
Clicca sopra
per ingrandirlo!
"
Pensieri e parole sull'acqua. Presentato all'Ateneo Veneto "Venezia, strana città"
di Piero Zanotto
in "Il Gazzettino", 5 ottobre 2010, p. XXXII.

VENEZIA – È da interpretare come un manifesto segno d’amore per la loro città l’affollarsi ieri sera di veneziani dell’Ateneo Veneto dove si presentava il volume, certamente curioso fin dal titolo, “Venezia, strana città” (edizioni Cicero per le Grafiche Veneziane, 16 euro). Ideato e cucinato a fuoco lento per oltre un anno da Fabrizio Olivetti, principe da decenni della grafica pubblica creata per il Comune. Amore e curiosità.
Le pagine grondano di immagini in parte conosciute (la sua Venezia sbilenca come stesse per cadere e che proprio da quella apparente instabilità rivela una ferma solida compatta volontà di conservarsi nel tempo). Con un corredo di testi, quattordici in totale, chiesti a scrittori, giornalisti, professionisti, professori e a un filosofo, Massimo Cacciari, coordinati da Riccardo Petito, qualcuno non veneziano, in modo che nessuno sapesse quello che avrebbero scritto gli altri. Una sorta di puzzle anche sentimentale. Che è toccato a Leopoldo Pietragnoli in qualche modo districare.
Solo delle sbirciatine – ha detto nella sua simpatica prolusione – mentre il libro di stava formando. Nessuno degli interpellati (in ordine: Guido Molteno, Davide Lorenzon, Valter Baldassi, Federico Moro, Riccardo Petito, Annalisa Bruni, Paolo Canestrelli, Adelaide Fuga, Anna Toscano, Tiziana Agostini, Carlo Montanaro, Francesco Ranchio, lo stesso Pietragnoli, che abbiano usato nei confronti di Venezia l’aggettivo “strana”. Molti i città unica, inimitabile e simili. Ma strana – ha detto Moltedo, romano che conosce bene la città per avervi soggiornato anche con ruolo di responsabilità proprio al fianco di Olivetti a livello istituzionale – è aggettivo da rovesciare nei confronti del resto del mondo, perché luogo di tranquillità, che fa udire non il rumore delle auto bensì del chiacchiericcio e magari dell’acqua. Luogo del futuro. Inutilmente imitata mille volte anche solo nominalmente nei paesi più diversi come egli documentò in un suo ancora recente libro.