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Riccardo Petito: Andrea De Carlo e la narrativa anni ottanta di Federico Moro
in "NeXus", n. 61, settembre-ottobre 2005, p. 9.
Finalmente un saggio di critica letteraria che si legge con lo stesso piacere di un'opera narrativa! Quesla la prima considerazione al termine del pregevole lavoro del giornalista e studioso veneziano Riccardo Petito dedicata alla produzione dello scrittore Andrea de Carlo. Merito non da poco, visto l'abituale dannoso sfoggio di esibizionismo linguistico che affligge la saggistica nostrana.
La scorrevolezza si accompagna, nel solco dei critici di razza, con una profonda conoscenza dell'autore affrontato, di ogni suo testo, per quanto di taglia e notorietà minori, nonché, ed è forse la quali là più importante del bel libro di Petito, con una rara capacità di inquadrare il fenomeno de Carlo in quella che viene definita "la rinascita della narrativa italiana negli anni ottanta". Un momento cruciale nella vita letteraria del nostro paese, in cui una serie di nuovi autori, da Celati a Palandri, passando per Tondelli e Piersanti per citarne qualcuno, consuma la frattura con la generazione dei 'mostri sacri' Moravia, Cassola, Bassani - 'le Liale degli anni '60 per dirla con i loro detrattori della neoavanguardia, tentando la via di sperimentazioni e contaminazioni in cui il rifiuto dell'esistente, soprattutto sul piano culturale, si accompagna alla rivalutazione della forma-romanzo quale 'contenitore' ideale per rappresentare individuo e realtà. Una sorta di rinnovala 'sintesi', insomma, di cui de Carlo finisce per rappresentare una delle voci più autorevoli e interessanti.
Un lavoro in profondità quello realizzato da Petito, che si chiude con un ricco apparato bio-bibliografico che spazia sull'intera attività di de Carlo, tra l'altro particolarmente vasta e poliedrica, e con una intervista inedita allo scrittore milanese.
Un libro, insomma, che non può mancare nella biblioteca di chiunque segua a qualunque titolo la narrativa italiana contemporanea, o ne sia, semplicemente, un lettore.
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