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MESTRE PER LE STRADE

Azimut, 2010

Autori Vari
A cura di Massimiliano Nuzzolo

Autori: Ferruccio Brugnaro, Gianluca Morozzi, Tiziana Agostini, Leandro Barsotti, Roberto Lamantea, Luciano Bertolucci, Annalisa Bruni, Riccardo Petito (con La Torta), Monique Pistolato, Antonella Prigioni, Raffaele Rosa, Elisabetta Rosadi, Emanuele Pettener, Mitia Chiarin, Valeria De Lazzari, Massimo Rossi, Nadir Tacchi, Davide Tessari, Ugo Sette, Renzo Di Renzo, Massimiliano Nuzzolo.

Mestre per le strade fa parte del progetto organico Città per le strade, che è una sorta di stradario, un Tuttocittà dei narratori. Iniziato con Roma per le strade (Azimut, 2007), proseguito con Milano, Napoli, Roma 2 (Azimut, 2009), ha iniziato a percorrere altre nazioni - con Brasile per le strade - Latinoamericana (Azimut, 2009), Praga per le strade (Azimut, 2010).

I racconti che compongono il volume hanno, come unico tema, l’ambientazione: Mestre, la città, i suoi quartieri, le sue strade. Gli autori, attraverso la loro scrittura, hanno dato vita ad un mosaico di storie, intrecci, personaggi, ruoli, e situazioni, delineando una mappa variegata, e affascinante della città, che va svelandosi nella sua topografia, e nei suoi mondi.

Mestre, avamposto sulla terraferma, ponte verso l’incanto di Venezia, dal Polo industriale di Marghera all’esplosione demografica, dal sacco di Mestre e dalle nebbie degli anni ’70 alla crisi economica, fino al nuovo passante autostradale, e alla modernità di una città del tutto all’avanguardia. Mestre, nelle sue sfumature, ha un numero incredibile di storie da raccontare.

Il progetto è non profit: i proventi della collana sono devoluti ad associazioni che si occupano dell’infanzia, e quelli di “Mestre per le strade” saranno devoluti all’AIPD (associazione italiana persone down) che ha sede in via Squero a Mestre.


LA TORTA di Riccardo Petito

“Lo confesso: mancano solo venti minuti all'inizio del film, e devo trovare una buona scusa per alzarmi, indossare maglione e cappotto, salutare abbracciare baciare e uscire. E fare una corsa - quattro minuti di strada camminando veloce - per arrivare in tempo all'ultima proiezione. Dalla quale uscirò poco prima di mezzanotte e a mezzanotte e tredici passa l'ultimo autobus per Venezia. Perderlo significa dover raggiungere la fermata sul cavalcavia, e meno male che durante il tragitto non si vedono da tempo passeggiatrici, travestiti o transessuali. Mi chiedevo di che nazionalità fossero questi ultimi, area sudamericana comunque, poi un trancio di dialogo iniziato con: «A che ora ti te gà svegià?», mi ha fatto capire l'origine autoctona. Mestre come una vera metropoli, sai che bello”.

Inizia così “La torta”, racconto che ho consegnato al curatore Massimiliano Nuzzolo, rispondendo al suo gentile invito a partecipare all'antologia “Mestre per le strade”, pubblicata da Azimut. Progetto davvero interessante, raccontare una città dal suo interno, “sorta di stradario”, un “Tuttocittà” dei narratori. I quali non hanno ricevuto “alcuna limitazione se non quella di collocare la propria storia in un quartiere o in una via” realmente esistente.

All'invito di Nuzzolo ho subito risposto con entusiasmo, per diversi motivi. Il primo, esser stavolta io “autore” e non “curatore”. A tutti gli effetti “La torta” si può considerare il mio primo esito “narrativo”.
Nel lontano 2001 avevo contribuito ad un progetto per molti versi simile, una antologia di giovani scrittori “under 40” (al tempo si usava molto il termine “under” sull'esempio di “Under 35”, le antologie concepite da Pier Vittorio Tondelli): “Raccontare Venezia”. Anch'io avevo chiesto agli autori di utilizzare veri nomi di campi, calli, campielli e canali.
Il testo che ho invece stilato per l'antologia “Venezia, strana città” (Cicero editore), anch'essa da me curata, già dal titolo ("Venezia, città inclinata") chiarisce un'ispirazione saggistica: dichiarata l'ispirazione, i disegni colorati e ben noti di Fabrizio Olivetti che fan da filo conduttore del volume, assieme a qualche nota didascalica su storia e tradizioni lagunari.

Tornando a “La torta”, sono stato felice di tornare con la memoria (e pure di persona, per lunghi sopralluoghi) su un tratto urbano che ho assai frequentato per motivi personali, parte dei quali confluiti nel racconto: Via Cappuccina. Ho però “anticipato” l'età del narratore, divenuto uno studente universitario. E tornando con la memoria ai miei trascorsi accademici, mi sono divertito a sperimentare un timbro colloquiale proprio di alcuni scrittori che leggevo e studiavo all'età del protagonista (che in seguito ho approfondito per i primi capitoli del mio saggio “Andrea De Carlo e la narrativa degli anni Ottanta”). In particolare, ho citato alcune soluzioni narrative del succitato Tondelli, in particolare dell'esordio “Altri libertini”, del quale ancor oggi si ritrova indelebile traccia nel timbro “colloquiale” di molti narratori.

Mi congedo da questo intervento con una minaccia: al tempo “universitario” nel quale è ambientata la storia, come molti avevo nel cassetto un breve romanzo, meglio, un racconto lungo. L'ho ritrovato in un vecchio file, mi è venuta voglia di rimetterci mano...