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INTERVISTE
VENEZIA VISTA DA... FRANCA VALERI QUANTI RICORDI DENSI DI EMOZIONI di Riccardo Petito in "Il Gazzettino", n. 266, 13 novembre 2003, p. XXIII.
L'attrice milanese, ma romana d'adozione, Franca Valeri è a Venezia per proporre al teatro Goldoni, fino al 20 novembre, un particolarissimo ritratto di donna: "La vedova Socrate", raffinato e originale monologo che alterna sapientemente ironia e sarcasmo. La Valeri interpreta Santippe che ripercorre la sua esistenza a fianco di un inedito Socrate, descritto nella sua dimensione domestica, con tutti i suoi pregi ma soprattutto difetti. Liberamente ispirato da un testo di Friedrich Dürrenmatt, il personaggio de "La vedova Socrate” è stato assai apprezzato dal pubblico veneziano martedì
sera in occasione della prima.
Signora Valeri, qual è il suo rapporto con Venezia?
Adoro Venezia soprattutto in questa stagione, perché d'estate c'è troppa gente. La conosco molto bene, ricordo di aver recitato anche al Teatro Ridotto oggi scomparso. Il pubblico veneziano è sempre stato particolare: affettuoso ma composto, meno espansivo che altrove.
Nella penultima edizione della Mostra del Cinema, le è stato assegnato il prestigioso premio Pasinetti da parte del sindacato dei critici cinema.
Una grande emozione, anche perché lo ritengo un premio "sincero", lontano dalla dimensione commerciale che troppi riconoscimenti possiedono. La Mostra del Cinema ha purtroppo perso la magia del passato, ma non è la sola: oggi tutto sta lentamente perdendo sapore, ovunque.
Nella sua galleria di personaggi femminili, la "vedova Socrate" si può considerare una antesignana della frenetica e milanesissima "signorina snob", o dell'indolente romana "sora Cecioni"?
No, non direi. Santippe è una moglie vera, è meno caricaturale, soprattutto non vede
il marito come un mito della storia della filosofia. Noto che tutti i personaggi che ho creato e interpretato hanno una cosa in comune: non sono invecchiati, sono attuali. Forse oggi si potrebbe ironizzare sulle donne in carriera, su molte giornaliste... ci penserò!
A proposito del linguaggio da lei usato, molti l'hanno avvicinata a scrittori come Gadda e Arbasino...
Il mio è un linguaggio ricercato certo, però preso dal vero, dal parlato. Il linguaggio teatrale, in particolare della tradizione italiana, non corrisponde affatto al quotidiano. Credo che il pubblico percepisca la mia sincerità.
Tornerà presto a Venezia?
Spero di portare il mio prossimo spettacolo, una commedia di Carlo Goldoni poco conosciuta, "Il Giocatore", per la regia di Giuseppe Patroni Griffi. A febbraio inizieremo le prove.
Riccardo Petito |