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INTERVISTE
LINO TOFFOLO
«MONA SI' MA VOLGARE MAI» di Riccardo Petito in "Il Gazzettino", n. xxx, xx luglio 2004, p. II.
Toffolo, come giudica l'attuale rivalutazione di film nati senza pretese artistiche ma di puro intrattenimento?
Si tratta della solita fiaba del "che bello che era": la verità è che certi film erano proprio brutti, e oggi come allora andrebbero proibiti per la loro pericolosità... La rivalutazione della critica spesso è sorprendente, come lo è stata per molte cose scadenti girate dal grande Totò. Lo stesso va detto nel caso di Franco e Ciccio, che ho conosciuto bene. Ho un aneddoto su Ciccio Ingrassia, segnato a vita dall'incontro con Federico Fellini: quando si nominava il maestro, faceva un inchino, se lo si nominava dieci volte... faceva dieci inchini...
Lei è apparso spesso sullo schermo accanti a riconosciuti "re del trash" come Pippo Franco, Enzo Cannavale (Bombolo) e Lando Buzzanca.
Ancora oggi chi produce un film comico lo fa mirando al profitto, e negli anni Settanta questo coincideva spesso con pellicole gratuitamente volgari. Per mia natura sono sempre riuscito ad evitare la volgarità, anche nel caso di copioni discutibili. Sono però convinto che "come è impossibile essere più intelligenti di quello che si è, così è difficile anche essere più... mona", perciò registi come Pasquale Festa Campanile o Salvatore Samperi difficilmente avrebbero potuto girare mostruosità.
E che dice delle varie Daniela Poggi, Nadia Cassini, Edwige Fenech e delle attrici dell'epoca, oggetto del desiderio degli italiani?
Vorrei citarne due: Laura Antonelli, che era bellissima e ancora mi sorprende pensare alle sue recenti tristi vicende, e Senta Berger. Loro sì me le ricordo bene...
Lei però ha lavorato anche con registi del calibro di Dino Risi e Mario Monicelli.
Quelli fatti con loro li considero i miei veri film. Per scelta ho rifiutato anche molti copioni, e di una cosa vado fiero: nell'ultimo film che ho interpretato in quel periodo "Messalina, Messalina!" di Bruno Corbucci, definito dalla critica senza mezzi termini "ignobile", un articolo del Corriere della Sera salvò il mio episodio, aggiungendo di non sapere cosa ci facessi là i mezzo.
Riccardo Petito
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