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INTERVISTE
ALDO TAGLIAPIETRA LA MUSICA DEI RICORDI INSEGUENDO LE ORME di Riccardo Petito in "Il Gazzettino", n. 61, 6 marzo 2007, p. XV.
Le Orme hanno compiuto quarant'anni. L'uscita del primo 45 giri, "Fiori e colori", risale al 1967. Ne parliamo con il leader storico Aldo Tagliapietra , musicista che non ha certo bisogno di presentazioni, nato a Murano e con un'infanzia trascorsa in mezzo al vetro (il padre, infatti, era un apprezzato maestro vetraio).
Alla fine degli anni Sessanta e per tutto il decennio successivo, Le Orme non solo furono uno dei gruppi di punta del rock e progressive italiano, ma si imposero anche all'estero, con celebri collaborazioni come quella con Peter Hammill.
In che rapporti è rimasto con il gruppo originario de Le Orme?
"A parte il fondatore Nino Smeraldi, con il quale ho perso i contatti da quando lasciò il gruppo nel lontano 1970, sono rimasto in ottimi rapporti con tutti gli altri, specialmente con Galieti e Rebeschini".
Si è appena concluso il Festival di Sanremo. Le Orme avevano partecipato a due edizioni, nel 1982 con "Marinai" e nel 1987 con "Dimmi che cos'è". Che ricordi ha?
"La nostra prima partecipazione coincise con un periodo nero del gruppo. Avevamo grossi problemi interni che, subito dopo il Festival, ci portarono allo scioglimento. Ci vollero anni per ritrovare la voglia di ricominciare, e fu proprio con il pezzo "Dimmi che cos'è". La canzone fu votata, da una giuria di Bruxelles, la migliore dell'intero Festival. Ma come ormai tutti sanno, non sempre le canzoni più belle sono quelle che vincono".
Nella vostra discografia c'è anche un curioso album del 1990, "Orme", prodotto da Mario Lavezzi con la supervisione di Mogol.
"Da ben otto anni non registravamo un nuovo album. Un bel giorno ci telefonò qualcuno della Polygram proponendoci un nuovo progetto. Accettammo, anche se non c'erano le condizioni all'interno del gruppo per poterlo fare, il risultato non fu dei migliori. La collaborazione con Mogol fu un'idea della casa discografica, come pure la partecipazione di Angelo Branduardi che suona il violino in un brano, mentre Mario Lavezzi fu una scelta nostra. Comunque, fu un disco di "transizione".
Il maestro Pino Donaggio ha accennato ad un possibile progetto solista assieme. Ci sono stati sviluppi?
"Pino Donaggio è stato ed è tuttora un mio modello di riferimento, una "ispirazione" come dicono in America. È un musicista vero, preparato e con una creatività inesauribile. Esiste tra noi anche una sintonia a livello umano che ci porta spesso a trascorrere del tempo assieme a parlare di musica. Non escludiamo una possibile collaborazione in futuro, ma non subito, per i diversi lavori da lui già iniziati e per il tour del quarantennale che sto portando avanti adesso con Le Orme".
Un'ultima domanda. In estate al parco di San Giuliano si terrà l'Heineken Jammin' Festival. In parecchi hanno invocato una vostra partecipazione. Finora, voi non vi siete espressi.
"In altri festival la partecipazione di gruppi locali sarebbe quasi scontata, anche se in questo caso l'organizzazione è esterna. Se ci invitano, accettiamo volentieri, sarebbe un'ottima occasione per far ascoltare ai giovani la nostra consolidata storia musicale".
Riccardo Petito |