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INTERVISTE LINA SASTRI FILUMENA MARTURANO, IL DRAMMA DI UNA DONNA SOLA Riccardo Petito in "Il Gazzettino", n. 52, 03 marzo 2009, p. XVIII.
Venezia
Torna a Venezia, da domani fino a domenica al teatro Goldoni, una delle più apprezzate opere di Edoardo De Filippo, “Filumena Marturano”. Non ha bisogno di presentazioni l’interprete principale, Lina Sastri; né il regista, Francesco Rosi, monumento del cinema italiano pronto a cimentarsi in una nuova avventura teatrale. Continuità con la dinastia De Filippo è garantita dalla presenza, nei panni di Domenico Soriano, del figlio di Edoardo, Luca De Filippo (sua è la compagnia). Di “Filumena Marturano” ne abbiamo parlato con Lina Sastri, già interprete l’anno scorso, sempre al Teatro Goldoni, di “Elettra” di Sofocle.
Signora Sastri, che donna è Filumena Marturano?
«La sua grande storia non viene trattata come una tragedia, ma come un dramma: è una donna sola, sia per il suo destino di ex prostituta che per la scelta della maternità e di aspirazione alla famiglia, portare a termine la travagliata storia amorosa con un matrimonio pur non sapendo fino a che punto sia amata. È una figura ricchissima, che tutti pensano di conoscere ma della cui complessità mi sono resa conto solo leggendo il testo originale: lontana dal temperamento istrionico della popolana napoletana (soprattutto da quello tramandato da De Sica in “Matrimonio all’italiana”), con delle spinte quasi maschili. Deve infatti mascherare le sue lacrime, la verità, vuole far rispettare la sua dignità, in un faticoso percorso che conduce alla stanchezza finale, deve reprimere, tenere a freno le sue passioni.»
Può insegnare qualcosa ad un pubblico giovane?
«Credo molto nella proposta di classici resi appieno nel testo originario, senza riletture. Il personaggio di Filumena è quello di una donna che attraverso il suo sacrificio, lotta per la famiglia: in un momento estremamente particolare come il nostro, in cui l’idea di famiglia pare sgretolarsi e tutto sembra volto alla competizione, questa lezione di donna che combatte per amore e non si arrende non può che essere un messaggio: quello di dare una speranza affinché le grandissime emozioni che abbiamo dentro possano realizzarsi.
Un’ultima cosa: che ricordo ha di Edoardo De Filippo?
«Ho avuto la fortuna e il grande privilegio di conoscerlo, ero appena una ragazzina quando ho partecipato a “Natale in casa Cupiello”. Era un uomo di grande rigore, non severo, ma giusto, con una grande sensibilità sia artistica che umana: scriveva, produceva e dirigeva i suoi spettacoli, quindi aveva una grande responsabilità.»
Riccardo Petito |