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INTERVISTE
FULVIO ROITER IL RIGORE FORMALE E L'ESSENZIALITA' NELLA VENEZIA DI FULVIO ROITER di Riccardo Petito in "Il Gazzettino", n. 221, giovedì 18 settembre 2008, p. XVI.
Una personale, quella dedicata dalla San Marco Casa d'Aste al grande fotografo veneziano Fulvio Roiter, nella sede di Palazzo Giovanelli a Santa Croce, in collaborazione con il Casinò di Venezia, che prima di tutto ha soddisfatto lo stesso maestro, il cui legame con la città è testimoniato con molta semplicità ed efficacia dal titolo scelto per l'esposizione: "Fotografare Venezia". I cento scatti, riassuntivi del lungo percorso professionale, potranno essere ammirati fino a domenica 28 settembre (orario 10-13 e 14-19, ingresso libero). Da grandissimo artigiano della fotografia qual è, oltreché artista, Roiter si è reso disponibile con la cordialità e il tono affabulatorio che lo contraddistingue a chiarimenti tecnici da parte dei numerosi presenti durante l'inaugurazione.
Maestro, è soddisfatto della mostra che le viene dedicata?
"Molto, è la prima volta che porto un confronto tra i valori, fotograficamente parlando, delle due discipline del bianco e nero e del colore. Spesso dico scherzando che ci sono fotografi che forse scattano in bianco e nero meglio di me, altri a colori, ma raggiungere questi livelli in entrambi penso sia molto raro! Sono molto severo con me stesso, prima di esserlo con gli altri. Non noto grande discrepanza nella mia produzione, ritrovo infatti il comun denominatore che cerco di ottenere in ogni scatto, il rigore e l'essenzialità, non un grammo da aggiungere né da togliere. Se si vuole comunicare, infatti, prima di tutto si deve cercare di essere chiari, è una questione di moralità, di deontologia professionale. Il segno più corto tra due punti non è la curva, ma la retta, si deve infatti raggiungere il massimo con il minimo".
Venezia, oggi, la sorprende ancora?
"Sì, e mi chiedo come sia possibile, dopo tanti anni, ma io fotografo sempre anche se non ho la macchina con me, è come respirare. Ad un amico che mi ha chiesto perché fotografavo ancora, gli ho risposto: Non bestemmiare davanti al Papa!"
Quali sono gli scatti ai quali è più legato?
"Mi affascinano quelli in cui sono riuscito a donare una dimensione interessante al banale, al quotidiano".
Utilizza il digitale e il fotoritocco?
"No, anche se il futuro inevitabilmente è questo. Quanto al mio non utilizzo del fotoritocco, risponderei con una frase del famoso giornalista Orio Vergani, che scriveva di getto senza apportare mai una correzione. Alla segretaria stupita rispondeva: Quando scrivo mi sembra di farlo sotto dettatura! Ecco, mi pare di far lo stesso con la fotografia".
Riccardo Petito |