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INTERVISTE
DACIA MARAINI VENEZIA E' COME UN SOGNO CHE DIVENTA REALTA' di Riccardo Petito in "Il Gazzettino", n. 205, 24 agosto 2004, p. III.
"Venezia per me è un incantamento, è come entrare in un sogno che si è fatto da bambini
e che finalmente diventa realtà, il sogno di una città dalle strade liquide, dagli scenari che cambiano in continuazione, un sogno molto teatrale!" La nota scrittrice Dacia Maraini, parlando della città lagunare mentre sorseggia un tè nella raffinata sala Bellini By Cipriani dell'Harry's Dolci alla Giudecca, ospite dell'amica Carmela Cipriani, anticipa con entusiasmo qualsiasi domanda.
Qui ha recentemente presentato con successo, assieme all'attrice Piera degli Esposti, cui la lega un decennale e amichevole sodalizio, il libro a quattro mani "Piera e gli assassini", seguito ideale di "Storia di Piera" pubblicato nel 1980, dal quale il regista Marco Ferreri trasse un film in cui compariva, fra gli interpreti, anche Marcello Mastroianni. Sempre alla Giudecca all'Harry's Dolci, la Maraini ha anche simpaticamente partecipato come voce fuori campo alla presentazione, di fronte a decine di bambini, del libro "Signor Sveglia Signor Sonno" di Carmela Cipriani, apprezzata scrittrice di fiabe nonché nota ristoratrice.
Nata a Firenze da una pittrice siciliana di nobili origini e da Fosco Maraini, etnologo e viaggiatore di fama internazionale recente scomparso, la Maraini si trasferì presto a Roma, collaborando con famose riviste quali "Paragone", ''Nuovi Argomenti" e "Il Mondo", e partecipando alla fondazione di "Tempo di letteratura". Nel 1962 pubblicò "La vacanza", romanzo d'esordio che diede avvio ad un percorso in continua ascesa, sia in campo narrativo che poetico e teatrale, e che la portò a conoscere e frequentare i massimi personaggi della cultura del secondo Novecento, cui lei stessa oggi appartiene a buon diritto.
Nel 1990 il romanzo "La lunga vita di Marianna Ucrìa" ricevette il premio Campiello a Venezia, città alla quale tornò idealmente l'anno successivo con il testo teatrale "Veronica, meretrice e scrittora", dedicato alla famosa cortigiana e poetessa cinquecentesca Veronica Franco. Ed è soprattutto di Venezia che la Maraini parla volentieri.
Signora Maraini, possibile che tutto le piaccia?
“C'è una cosa che mi inquieta, osservare troppe case dalle finestre serrate che rendono
l'impressione di una città disabitata. Bar, ristoranti e alberghi sono pieni ma le case disabitate. È una cosa triste, si dovrebbe incoraggiare la gente a viverci. Le botteghe di panettieri, calzolai, fruttivendoli e lattai stanno scomparendo, l'artigianato pure, ci sono solo turisti, che vengono e qualche volta dormono. Un consumo che, seppur dona alla città un carattere internazionale, toglie vitalità. Mi piacerebbe infatti ritrovare la gente che scende in piazza a chiacchierare."
Intende una città museo? "La mia paura è questa: che Venezia diventi un grande museo, chiuso ad una certa ora. Di notte si ha l''impressione di una città di fantasmi. Ci vengo spesso, è sempre una nuova esperienza, cammino da sola per ore, ci sono zone che non si finisce mai di conoscere, con scorci e prospettive di una tale bellezza... Mi pare sia anche tenuta bene: per la prima volta,
osservando dei canali prosciugati, ho osservato come si aggiusta la città, sotto l'acqua c'è un vero e proprio mondo che vive e si muove."
Che ricordi la legano maggiormente a Venezia?
“Sicuramente quelli della Mostra del Cinema degli anni Settanta, quando c'era vero fermento e discussione, poi momenti ben precisi del Premio Campiello che ho anche vinto con 'La lunga vita di Marianna Ucria', una grande emozione, e al quale poi ho partecipato come giurata. Se una piccola critica si può muovere al prestigioso premio, è osservare in alcune edizioni la partecipazione nelle giurie, talvolta formate anche da soli uomini, di persone che lavorano nell'editoria ma che non scrivono o si occupano di libri, dei manager insomma. A mio avviso dovrebbero far parte delle giurie solo scrittori e critici."
Ci parla di alcuni luoghi e persone?
"Ho nitide immagini del Teatro La Fenice prima che bruciasse, una meraviglia che spero siano riusciti a ricreare senza farne una copia della copia. Ricordo vivaci scambi di opinioni con Massimo Cacciari, persona che stimo molto, con Giorgio Strehler che aveva una casa a Venezia e più
recentemente con Daniele Del Giudice. Negli anni Settanta ho tenuto a Venezia e Mestre dei seminari di scrittura al femminile su invito dell'assessorato alle Pari Opportunità. Si era in pieno periodo femminista, che a differenza di altre protagoniste del tempo io non rinnego affatto, non sono una voltagabbana, anzi: penso sia stato assai vivace e le donne veneziane in particolare erano piene di iniziative. Sono solo contraria agli "ismi", alle etichette, le idee del movimento delle donne sono ancora vive, oggi l'Italia è cambiata e la parità dei diritti sulla carta è assolutamente raggiunta, ma sul piano del costume no, oltre alle leggi dovrebbe cambiare la mentalità degli italiani!"
In conclusione, ci può anticipare il suo prossimo lavoro?
"Sarà un grosso romanzo (il titolo annunciato è "Colomba" e la casa editrice la Rizzoli, n.d.r) che uscirà in autunno, certamente un libro ben diverso da "Piera e gli assassini", che è una conversazione nata dai miei dialoghi con Piera Degli Esposti registrati in luoghi diversi e poi trascritti. Ci sto lavorando da parecchio tempo, un romanzo richiede sempre una lunga gestazione non solo per la fattura, infatti deve anche riposare, è comunque sempre una fatica che viene dalla gioia di scrivere, un piacere".
Riccardo Petito |