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INTERVISTE

Carlo Lucarelli. Quel senso del mistero

in "Il Gazzettino", 28 maggio 2010, p. XXXII.

Venezia
Volto noto al grande pubblico grazie alle esperienze televisive, in particolare alla serie “Blunotte” su Raitre dedicata ai misteri irrisolti d’Italia, fino al recente “Almost True. L’altra storia del rock” in onda su Deejay Tv, con ricostruzioni fantasiose quanto verosimili sulla scomparsa di famose rockstar, il parmense Carlo Lucarelli è soprattutto un famoso autore di gialli e un apprezzato saggista. Da ricordare la ricca produzione Einaudi che comprende “Almost Blue”, dal quale è stato tratto l'omonimo film di Alex Infascelli, e quella Mondadori. Due suoi personaggi, l'Ispettore Coliandro e il commissario De Luca, hanno dato vita alle omonime serie televisive. Proprio nella principale veste di scrittore, stasera è stato invitato all’Ateneo Veneto alle 21 a chiudere il ciclo “Giallo e nero, appuntamento con il mistero”, ideato da Alberto Toso Fei.

Lucarelli, può anticipare qualcosa dell’incontro?

«Parleremo di noir, di giallo, di come questo modo di osservare le cose possa rivelare la metà oscura che c’è nel nostro Paese, nella vita di tutti i giorni, e riflettere sulla nostra funzione di autori all’interno della società.»

Si può parlare nel suo caso di “divulgazione”?

«L’analisi di un evento è spesso un pretesto per tracciare un più complesso affresco dell’intero periodo, anche quando l’argomento è la musica. È quello che fa da sempre il giallo, non si parla solo della vittima e dell’assassino.»

Come giudica la controversa etichetta di scrittura “di genere”?

«È una distinzione che non ha più senso, ci si muove sempre più in un continuo scambio di generi e suggestioni, io stesso ho pubblicato gialli, saggi, un romanzo storico, uno scrittore vero sceglie di volta in volta il modo migliore per raccontare la storia che ha in mente».

Riccardo Petito