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INTERVISTE
CLAUDIA CARDINALE «SARO' ELEONORA DUSE» di Riccardo Petito in "Il Gazzettino", n. 9, 8 gennaio 2006, p. 10.
Claudia Cardinale interpreterà la figura di Eleonora Duse (1858 -1924), nel nuovo progetto teatrale del regista veneziano Andrea Liberovici, impegnato in questi giorni a Venezia al Teatro Goldoni con "Urfaust".
Ieri la Cardinale, assieme al compagno e regista Pasquale Squitieri, è giunta a Venezia per incontrare il suo prossimo collaboratore di lavoro e assistere, in serata, all'“Urfaust”. Assieme allo stesso Liberovici l'attrice, di cui sono universalmente noti i lavori con i più grandi registi, a partire da Luchino Visconti (“Il primo film che ho visto è stato "Le notti bianche", si vede che era destino) e Federico Fellini, ha gentilmente accettato di anticipare, nella hall del Bonvecchiati Palace dove alloggia, il futuro lavoro che la coinvolgerà, e che il regista ha così riassunto: “Si basa sul complesso e ricchissimo epistolario di Eleonora Duse, diva indiscussa e attrice fondamentale nell'evoluzione della recitazione sia teatrale che cinematografica, anche se di questa ha lasciato l'unica traccia in 'Cenere'. Incontrerà nel suo camerino, traghetto fra realtà e finzione, protagonisti del suo passato, come Arrigo Boito, Gabriele D'Annunzio, Grazia Deledda, Tebaldo Checchi e la loro figlia Enrichetta. La mia idea è quella di un teatro in evoluzione, di interazione fra attori, video, luci e suoni". Claudia Cardinale appare rilassata, entusiasta dell'idea.
Signora Cardinale, perché le sue apparizioni teatrali sono così rare?
«La vera ragione per cui in passato ho rifiutato molti lavori teatrali è la mia voce, che non ritenevo adatta al palcoscenico. Mi chiedevo: chi mi sente? Solo quelli della prima fila, probabilmente. Da bambina a scuola mi dicevano di stare zitta, avevo una voce diversa da quella degli altri, sono nata così, non perché sia una fumatrice. Finché il mio compagno, il regista Pasquale Squitieri, ha insistito talmente assieme a Maurizio Scaparro che con quest'ultimo ho portato in scena "La Venexiana", esperienza importante che, tuttavia, non mi ha fatto guarire dalla notevole paura che provo sempre all'apertura del sipario. L'ultimo mio lavoro in teatro, a Parigi, è stato "Doux oiseau de jeunesse" di Tennessee Williams».
Un lavoro su Eleonora Duse di Andrea Liberovici, regista noto per il carattere multimediale dei suoi lavori, è per lei una nuova e inedita sfida.
«Sempre merito di Pasquale Squitieri, che mi ha parlato in toni entusiastici di Andrea, al quale abbiamo chiesto di lavorare ad un possibile progetto che mi coinvolgesse. Sono molto attenta al
panorama teatrale contemporaneo, amo la ricerca. Sono a Venezia, città che adoro e nella quale vorrei trascorrere più tempo, possibilmente con un clima più mite, proprio per assistere con attenzione al suo "Urfaust" al Teatro Goldoni, e vedere da vicino come lavora».
Come si sta preparando alla figura di Eleonora Duse?
«È un progetto ancora in fase iniziale, devo studiare molto, soprattutto la sua vita, come me è una donna che ha viaggiato moltissimo. Qui a Venezia ho intanto osservato i suoi stupendi costumi della collezione Fortuny. Mi entusiasma, e un po' mi preoccupa, sapere che dovrò interagire con dei personaggi proiettati. Certo, sul palcoscenico sono previste anche altre presenze, fra cui la figlia di Eleonora Duse, Enrichetta».
Parlando di lei, Claudia Cardinale si sente più italiana o francese?
«Sono nata in Tunisia, che allora era come una piccola Sicilia, da una famiglia di origini siciliane. Io sono nata in Africa, italiana di nazionalità e francese per cultura. A Parigi mi trovo a mio completo agio, anche perché si può tranquillamente camminare per la strada... senza incrociare paparazzi!»
Che tipo di vita conduce?
«Molto riservata, amo il silenzio, forse deriva dalle mie origini africane, che comprendono l'idea del deserto. Frequento poco il cosiddetto jet-set, se non per lavoro, viaggio talmente in tutto il mondo che appena posso mi rifugio a casa, guardo pochissima televisione, solo film e notizie, evito il resto, reality show inclusi che, anche in Francia, spopolano».
Viaggia molto anche in veste di ambasciatrice Onu, in difesa dei diritto delle donne contro ogni discriminazione.
«Purtroppo, a rendere difficoltoso il nostro operato, sa cos'è? La politica! Troppo spesso si mescola con le realtà sociali che cerchiamo di combattere e questo rallenta, se non blocca, i progressi che tuttavia cerchiamo di avviare. Comunque, abbiamo partecipato a fondamentali battaglie, come nel caso celeberrimo di Amina, che doveva essere lapidata, e di un'altra ragazza che invece era stata condannata ad essere bruciata viva! Non posso ritirarmi dal compito che ho intrapreso».
Perché il cinema italiano fatica ad imporsi all'estero? Lei stessa ha evidenziato che, in Francia, i film italiani arrivati nei cinema si contano sulle dita di una mano. Pare si preferiscano film già noti, quali "La ragazza con la valigia" (1961) di Valerio Zurlini che la vedeva come interprete, oggi sorprendentemente di nuovo nelle sale parigine.
«È stata una bellissima sorpresa la riproposta di questo film, che in Francia sta conoscendo un nuovo successo. Detto ciò, purtroppo il problema oggi sta nell'assenza di coproduzioni internazionali, che in passato favorivano la circolazione dei film negli stati che vi partecipavano. È un peccato perché oggi, dopo qualche anno incerto, mi pare che il cinema italiano stia incontrando nuovi consensi, anche all'estero».
Fra le coppie più celebri del cinema vi sono Angelica e Tancredi de "Il Gattopardo" di Luchino Visconti, che la vede a fianco di Alain Delon.
«Alain è un vero amico, sono stata molto male quando ho saputo dei suoi recenti problemi. Siamo sempre rimasti in contatto, l'ho sentito pochi giorni fa, mi pare stia meglio. In un recente incontro pubblico abbiamo anche accennato qualche passo del famoso ballo del film!».
In conclusione, Claudia Cardinale è felice della sua vita?
«Di certo non posso lamentarmi. Sono sempre stata privilegiata, ho una vita ricca di soddisfazioni, sin dalla nascita mia madre ha detto che ho sempre avuto una buona stella!».
Riccardo Petito |