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INTERVISTE
CLAUDIO AMBROSINI OMAGGIO DI AMBROSINI A LUIGI MENEGHELLO di Riccardo Petito in "Il Gazzettino", n. 138, 12 giugno 2008, p. XXIII.
Un omaggio da parte di uno dei compositori contemporanei più famosi a livello internazionale, Claudio Ambrosini, ad uno scrittore fondamentale nel panorama letterario, Luigi Meneghello, scomparso l’anno scorso, proprio a giugno. “Ur-Malo da Meneghello. Polittico per quattro voci di donna, pianoforte e cose”, volume che comprende la partitura, i testi utilizzati (da “Pomo pero”) e cd con il concerto, sarà presentato questa sera alle ore 18 nell’Aula Magna dell’Ateneo Veneto, anche editore con il contributo di Regione del Veneto e Casinò di Venezia. Assieme al veneziano Ambrosini, fondatore dell’Ex Novo Ensemble, insignito fra i numerosi riconoscimenti nel 1985 del Prix de Rome e, nel 2007, Leone d’Oro per la Musica alla Biennale di Venezia, parteciperanno all’incontro Rosella Mamoli Zorzi, Sandro Cappelletto e Giobatta Meneguzzo. “Ur-Malo da Meneghello” segue alla felice esperienza del 2004 “Dai ‘Filò’ di Zanzotto”, anch’essa studio sulla musicalità del dialetto veneto, sempre commissionata dall’Ateneo Veneto ad Ambrosini. Al quale, abbiamo posto alcune domande.
Che ricordo ha di Luigi Meneghello?
«Avevamo un rapporto soprattutto telefonico, in quanto risiedeva quasi esclusivamente in Inghilterra. Lo contattai, dopo avergli inviato il mio lavoro su Zanzotto, per lavorare su alcuni suoi testi e poesie, nelle quali si trova un caleidoscopio di immagini, suoni, e doppi sensi, presentato con l’intelligenza e ironia sorniona che lo contraddistingueva, persona coltissima che amava giocare. Era stupito e incuriosito dalla mia proposta, cercavo però di spiegargli che proprio perché giocate su accostamenti inattesi e sul continuo corto circuito dei vocaboli, le sue pagine stimolavano la fantasia musicale. Purtroppo, Meneghello non ha fatto in tempo ad ascoltare il mio lavoro.»
Le partiture di testi contemporanei presentano problemi interpretativi, dovuti alla difficoltà di scrittura. Qual è la sua posizione riguardo ad un dibattito sempre acceso, che ha riguardato anche le composizioni di Luigi Nono, incontro per lei assai importante?
«Sono problemi oggi in parte superati. Nono, ad esempio, lavorava con un ristretto gruppo di collaboratori, e la sua prematura scomparsa contribuì a lasciare margini di dubbio sull’interpretazione corretta da parte di nuovi interpreti. Nel mio caso, cerco di utilizzare una struttura che descrive suoni nuovi nella maniera più chiara, oggettiva e comprensibile da qualsiasi esecutore. Come si può vedere nello spartito contenuto nel volume, aggiungo appositamente notazioni, disegni e ogni altra sorta di segno utile.»
Qual è la diffusione della musica contemporanea presso i giovani musicisti e il pubblico?
«Intanto affermo sempre che presto, oltre all’Ex Novo Ensamble, ci sarà l’Ex “Novissimo” Ensamble, dal momento che qualcuno ha già figli e nipoti… I giovani sono la cartina di tornasole del nostro lavoro: noi cerchiamo il loro ascolto, loro hanno tutto l’interesse nel formarsi oggi, per sapere dove andare domani. La musica contemporanea credo stia compiendo un percorso analogo a quello del jazz, non così diffuso un tempo come oggi, lo conferma la presenza di molti giovani alla Biennale Musica di Venezia, un festival che si dimostra la colonna portante della musica contemporanea italiana. A differenze di altri Paesi, però, l’Italia investe assai poco in un certo tipo di cultura, ed è un errore, perché tale scelta si dimostrerebbe un investimento (pure a livello economico), e si formerebbero giovani talenti e futuri fruitori.»
Riccardo Petito |